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Gli eroi di Emilio Salgari

Omar Salgari, Il corriere dei piccoli, 1961


Salgari dayakiQuando qualcuno diceva a mio padre, credendo di farli un complimento, – Lei e il Verne italiano, – mio padre rispondeva, – No, Verne ama gli ingeneri, io amo gli eroi! Questa considerazione, mi sembra che meglio di ogni altra valga a caratterizzare l’opera di mio padre morto cinquanta anni or sono, e più che mai vivo attraverso i suoi eroi che continuano a far sognare milioni di ragazzi in tutto il mondo. Mio padre, infatti, è l’autore italiano più tradotto.

Quando mio padre ci lasciò io avevo undici anni, e anche i miei due fratelli, Nadir e Romero erano ragazzi. Mia sorella Fatima, che resse la casa perché mia madre era gravemente malata, aveva diciotto anni. Omar, Nadir, Romero, Fatima: eravamo stati battezzati tutti e quattro con nomi di eroi uscito dalla instancabile penna di nostro padre.

Mio padre era nato a Verona nel 1862, (salgar in veronese significa salice, e noi perciò ci chiamiamo Salgari con l’accento sulla seconda ‘a’ anche se tutti ci chiamano Salgari con l’accento sulla prima) aveva studiato al Istituto Nautico di Venezia, aveva viaggiato sul mare per qualche tempo poi si era trasferito a Genoa e da li a Torino.

Qui nacque la maggior parte dei suoi libri, qui giungevano da tutto il mondo lettere di madri che imploravano: ‘Per favore smette di scrivere, mio figlio non studia più.’ Mio padre scuoteva il capo sorridendo:

- Già! Ma se io smetto di scrivere i miei figli non mangiano più.

Gli eroi, i personaggi, le creature che popolavano i libri di mio padre abitavano con noi; le sentivamo accanto a noi attorno al desco, durante i nostri sogni, e i nostri giochi. E anche mio padre li sentiva, una notte mia madre lo udì mormorare: Yanez sta male! Yanez sta male! Yanez infatti era lui stesso, era il suo personaggio prediletto, nel quale si identificava, quello che come lui fumava cento sigarette al giorno. Anche Mago Magon era lui, lui papà. I racconti di Mago Magon sono nati infatti dai nostri caprici, sono nati sera per sera per farci star buoni, per farci addormentare.

– Ma papa, quanto dura questa storia - li chiesi una sera – e lui mi rispose:

– Dura quanto duro io.

L’incendio di Cartagine e nato dalla mia sbadataggine, chinatomi per raccogliere qualcosa tenendo la candela in mano appiccai il fuoco alla coperta del letto. Mio padre accorse, mi aspettavo una scarica di scapaccioni: invece spento il breve incendio si fermo a contemplare la coperta bruciacchiata: il giorno dopo il primo capitolo del romanzo era scritto e spedito al editore.

Con un padre simile la nostra fu una infanzia difficile e meravigliosa: noi sapevamo di avere un papà che milioni di bambi avrebbero voluto avere.

Lo rivedo in quella mattina di aprile di cinquanta anni fa, quando usci di casa per non fare più ritorno. Io e mio fratello Romero turbati da un improvviso presentimento, gli corremmo dietro, lo raggiungemmo quando già era sulla piattaforma del tram. Egli ci fece ceno di ritornare a casa. Il tram si mosse, noi cominciamo a correre

– Papà! Papà! – gridammo.

Lui alzo il bastone di passaggio.

– A casa, a casa a studiare! - ci ordino.

Furono le sue ultime parole.

Gli eroi


Salgari dayakiSandokan, la Tigre della Malesia: Il più noto personaggio della più nota seria salgariana, quella dei pirati di Mompracem. Viene descritto come un uomo di statura alta, slanciata, della muscolature potente, dei lineamenti maschi, fieri e d’una bellezza strana. Ha una trentina di anni e indubbiamente un fascino esotico. E ricco a milioni, (milioni del ‘800) a lui obbediscono centinaia di fedelissimi malesi, i suoi prahos corrono il mare e impegnano le flotte inglese e olandese. Ama la bellissima Marianna Guillonk detta la Perla di Labuan. Odia il feroce Rajah del Lago. Per la donna amata corre terribile rischi con i tigrotti che tutti temono.

Yanez de Gomera: la Tigre Bianca, che con Sandokan divide fatiche, pericoli, ricchezze e gloria. Ha trentatré o trentaquattro anni, occhi grigi e astuti, labbra beffarde e una ferrea volontà; è portoghese. Ha sempre una sigaretta in bocca che non abbandona mai, neppure quando i nemici gli abbruciano il ponte del suo praho.

Tremal-Naik: Prode bengalese detto il cacciatore di tigri e serpenti ella jungla nera. Un giorno incontra una bellissima donna e se ne innamora perdutamente: pero deve lottare contro i thugs, terribili strangolatori, per strapparla a una crudele sorte.

Kammamuri: il fedele servo di Tremal-Naik. Un maharatto di bassa statura e di corporatura assai agile, con gambe e braccia che somigliano a bastoni nodosi coperti di cuoio.

Testa di Pietra: Vecchio e massiccio figlio della Bretagna. Compare in scena tuonando “Per il campanile di Batz.” Nella serie dei corsari delle Bermude combatte sulla Tuonante contro le navi inglesi. E un terribile artigliere e specialista nel lanciare palle incatenate. Suo discepolo miglior amico e Piccolo Fiocco.

Il Corsaro Nero: il conte italiano Emilio di Roccabruna, capitano della Folgore, e terrore delle Antille spagnole.

Capitan Tempesta: Una splendida dama napoletana, abile spadaccina e valorosa combattente, Eleonora d'Eboli, travestita da guerriero cristiano, va alla ricerca del fidanzato, fatto prigioniero dai turchi.

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